
Il Semino nacque a Genova nel 1485 e si iscrisse all’Arte della Pittura intorno al 1515. A partire dal Soprani e per gran parte della critica successiva, la sua attività venne indissolubilmente legata a quella di Teramo Piaggio, suo coetaneo e condiscepolo nella bottega di Ludovico Brea. In realtà il sodalizio tra i due pittori si limitò ad un esiguo numero di opere, nelle quali il Semino giocò un ruolo preponderante. La loro collaborazione dovette terminare intorno al 1535, infatti il 19 ottobre di quell’anno il solo Semino si impegnò con Vincenzo Pinelli Adorno per l’esecuzione di un’ancona di cui non è riportata la destinazione, raffigurante Cristo crocefisso con ai lati la Vergine e San Giovanni Evangelista e ai piedi la Maddalena.
Nel 1537 il Semino e lo scultore Nicolò da Corte si impegnarono con Battista di Promontorio De Ferrari, procuratore di Don Alvaro de Bazàn, a recarsi in Spagna a suo servizio per decorare il suo palazzo di Granada.
L’unica testimonianza figurativa certa dell’attività successiva al soggiorno spagnolo è la Deposizione conservata nella chiesa della Consolazione in Arteria ed ora nel Museo della nuova chiesa della Consolazione.
Paragonato alla Deposizione oggi all’Accademia Ligustica il dipinto della Consolazione si discosta poiché mostra una particolare attenzione alla resa della drammaticità dell’evento, tradotta principalmente negli stereotipati atteggiamenti di dolore dei personaggi dall’ accorata gestualità. L’accentuarsi degli elementi pietistici e sentimentali fu forse dovuto alla coscienza del difficile clima religioso del momento, ma che potrebbe essere anche imputabile al contatto, durante il soggiorno a Granada, coi primitivi fiamminghi della collezione di Isabella la Cattolica conservati nella Cappella Reale. Sicuramente il Semino ripropose però l’impostazione generale del dipinto dell’Accademia Ligustica in quello della chiesa della Consolazione: la croce di legno che funge da sipario tra la scena del compianto e il paesaggio sullo sfondo. In primo piano dipinse oggetti legati alla crocifissione quali il bacile d’ottone cesellato contenente la spugna imbevuta d’ aceto ma anche il martello usato per crocifiggere corpo del Signore: elementi che rimandano al gusto del dettaglio introdotto a Genova dai pittori fiamminghi. (da Museo Agostiniano di Arte Sacra, Convento di N.S. della Consolazione, Genova, stampato da Arti Grafiche Francescane, marzo 2016)